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giovedì 3 dicembre 2015

CANONE RAI OBBLIGATORIO? RENZI LO USA PER ASSUMERE I SUOI LECCAPIEDI! ALLA FACCIA DELLA ROTTAMAZIONE


Il renziano della prima ora Antonio Campo Dall’Orto (sarà alla Leopolda settima prossima), premiato dal presidente del Consiglio prima con la nomina nel cda di Poste e poi con la direzione generale della tv pubblica, sta rapidamente plasmando la Rai a sua immagine e somiglianza. A partire dalle nomine di dirigenti esterni, in un’azienda che – con 12mila dipendenti, 321 dirigenti, 1882 giornalisti – non sembra esattamente a corto di risorse umane (e tra poco, col canone di 100 euro infilato in bolletta, tantomeno di quelle finanziarie). Prima di ridisegnare l’offerta del servizio pubblico per farne una grande «media company» (una delle formule aziendalesi amate dall’ex manager di Mtv), Campo Dall’Orto ha iniziato a ridisegnare l’organico chiamando persone di fiducia, sua o dei ministri renziani. Come il nuovo capo dell’ufficio stampa, l’appena nominato Luigi Coldagelli, che si sposta in viale Mazzini da via Arenula, sede del ministero della Giustizia. Fino all’altro giorno infatti era il portavoce del ministro Andrea Orlando: direttamente dal governo alla tv pubblica. Prima ancora nel suo curriculum – che conta diverse esperienze da autore tv e giornalista anche in Rai – si trova poi un nome che è sempre il miglior lasciapassare per la Rai: Walter Veltroni (portavoce di «Uòlter» sindaco e poi anche segretario del Pd). Profili di sicura competenza, ma certo un metodo di selezione lontano dallo slogan sulla «Rai libera dai partiti» che Renzi ogni tanto sfodera.Nuove assunzioni anche al vertice dell’Ufficio legale della Rai, e qui le chiacchiere dei corridoi puntano sul dato anagrafico del neo direttore nominato dai rottamatori renziani: 64 anni. La scelta dei vertici aziendali per quel delicato ruolo, per cui erano papabili fior di dirigenti interni (a partire da Valerio Fiorespino, attuale capo delle risorse umane) è caduta ancora una volta su un esterno, l’avvocato Pierpaolo Cotone, proveniente dal board di una banca, Bnl (Bnp Paribas), in precedenza Telecom e Alitalia.Poi c’è il capitolo Mtv, l’azienda da cui proviene Campo Dall’Orto. Il dg Rai ha cominciato a fare shopping di dirigenti pescando a piene mani da lì. Da Mtv arriva il suo nuovo capostaff, Guido Rossi, che a Mtv guidava le relazioni istituzionali e i grandi eventi della rete, «esperto di media generazionali». Ancora da Mtv viene assunto in Rai un altro top manager, Gian Paolo Tagliavia, una vecchia conoscenza di Campo Dall’Orto che con lui ha lavorato per un quindicennio prima a Mtv e poi a La7, dove Tagliavia ha curato la diffusione sulle diverse piattaforme digitali per catturare il pubblico più giovane. Esattamente quello che il dg vorrebbe fare in Rai, tradizionalmente più vista dal pubblico più anziano. Perciò Tagliavia arriva in Rai come «responsabile della strategia del digitale non lineare, cioè di tutte le attività sul web, mobile, social network e tv connesse del servizio pubblico» riassume Prima comunicazione.Altro arrivo esterno, in un’altra poltrona di primissimo piano, come direttore del marketing Rai, è quella di Cinzia Squadrone, proveniente da Discovery Italia dove era responsabile dello sviluppo del brand del gruppo televisivo. Ma c’è anche, tra i nuovi assunti, Lucia Nicolai, «sua ex collaboratrice a Mtv» scrive il blog TvZoom, chiamata come consulente per fare da supervisor sul palinsesto di Rai4. E, sussurrano i bene informati, a prenderne le redini appena Campo Dall’Orto avrà i poteri di amministratore delegato e quindi di nomina diretta, senza passare dall’ok della presidenza o del cda. E poi c’è il nuovo responsabile editoriale dell’informazione Rai, Carlo Verdelli, che per la prima volta nella storia della tv pubblica avrà la supervisione di tutti i canali informativi Rai. Ma la lista non sarebbe finita, secondo un’interpellanza fatta dal senatore Gasparri ci sarebbe l’assunzione «di un dirigente all’auditing, signora Rosetta Giuliano». E c’è la nuova Direzione Creativa Rai che aspetta un nuovo direttore, magari esterno. Tutte nomine dirigenziali, o anche di top manager, che si collocano nella fascia retributiva più alta (dai 150mila euro in su, fino ai 650mila l’anno del direttore generale, tanto il tetto agli stipendi è stato dribblato con l’emissione di bond). E pensare che il giro di nomine vero e proprio – direttori di rete, direttori di tg, l’esercito di vicedirettori – ancora non è arrivato.


1 commento:

  1. Ma ci vuole molto a rifiutarci di pagare tutti il canone e pagare solo l'Enel ??????

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