Dopo il caso Quarto, Chi ne esce più forte? M5s o PD?

lunedì 30 novembre 2015

I soldi dei cittadini per salvare la Banca dei Boschi. Ennesima vergogna targata PD



Banca Etruria, 35mila toscani hanno perso tutto

Nella notte del decreto "salva banche" in Toscana si sono volatilizzati 300 milioni di azioni e obbligazioni. All’Etruria la perdita media è di 15-20mila euro a cliente: «Ora chi lo dice a mio padre?»
In una sola notte, sono spariti circa 300 milioni di euro. Tanti soldi, in buona parte risparmi che le famiglie avevano messo da parte con fatica per avere una vecchiaia tranquilla, oppure per un progetto o per i figli. In Toscana parliamo di 35mila persone coinvolte. Sogni infranti, che lasciano spazio a un senso di disorientamento e incredulità, accompagnato da una buona dose di rabbia. Sono queste le sensazioni che corrono sotto pelle ai risparmiatori che avevano affidato i loro risparmi alla “vecchia” Banca dell’Etruria e del Lazio, vedendoli sparire domenica quando è nata la Nuova Banca Etruria: praticamente la stessa, ma senza perdite e con un capitale ricostituito da 442 milioni di euro.
Un’operazione figlia del bail-in, la nuova direttiva europea che prevede il salvataggio degli istituti di credito coprendo le perdite con i capitali degli azionisti e degli obbligazionisti, adottata da Bankitalia e dall’Unione Europea e ratificata dal governo per riportare a galla l’ente aretino, insieme ad altri tre: la Banca delle Marche, Cassa di Ferrara e CariChieti. Così l’istituto è stato salvato con un capitale fresco di 442 milioni di euro, con buona pace degli azionisti, quasi tutti inconsapevoli dei rischi che correvano.
CHI LO DICE A MIO PADRE?
«Chi glielo dice a mio padre che abbiamo perso tutto?» scrive un uomo in una lettera indirizzata alla Federconsumatori, dove le segnalazioni in questi giorni non si contano. «Non riusciamo a staccarci dal telefono» ammettono dall’associazione. Ma va peggio nelle 84 filiali toscane di Banca Etruria, prese d’assalto dai propri azionisti. Prendiamo ad esempio Venturina, nel Livornese, dove i risparmiatori si sono riversati inferociti agli sportelli, sentendosi rispondere che sì, il loro denaro è sparito. Se ci spostiamo poi a Vitolini, piccola frazione di Vinci, la situazione è ancora più drammatica perché, oltre alle Poste, l’unica banca in paese è l’Etruria. Venerdì 27 è stata invasa dai risparmiatori, che non hanno lesinato anche parole grosse nei confronti della direzione.
CI SIAMO FIDATI
Ma come è potuto accadere? Andiamo ad Arezzo, patria natia della banca, dove il caso di una signora è l’esempio calzante. «Ci siamo fidati, Etruria era la nostra banca da trenta anni, avevamo lì il conto corrente, la pensione – racconta la donna – e invece hanno approfittato della nostra fiducia». Lei e suo marito avevano delle obbligazioni ordinarie con un tasso d’interesse del 2 per cento e prima che scadessero, nel 2013, la banca propose di convertirle in obbligazioni subordinate con un tasso al 5 per cento a scadenza nel 2023; poi, a febbraio, quando l’istituto è stato commissariato per tamponare una crisi senza precedenti, la coppia aretina ne chiese il rimborso, sentendosi rispondere picche perché il mercato è rimasto bloccato. Così sono passati i mesi e domenica è arrivato il bail-in.
UN BAGNO DI SANGUE
«Un bagno di sangue» dicono le associazioni in coro: il 60 per cento delle azioni Banca Etruria sono in Toscana, per un equivalente di circa trentamila persone, a cui si aggiungono i cinquemila obbligazionisti. Il calcolo stimato delle perdite nella nostra regione è di 15-20.000 euro a testa, per un totale che si aggira sui 300 milioni.
Sui moli di Porto Santo Stefano, all’Argentario, c’è un pensionato che passeggia pensieroso. Ha sessantacinque anni ed è cliente di Banca Etruria dal 1978. «Io sono un operaio in pensione che si fidava della gente che aveva davanti – spiega – ma nessuno mi ha detto dei rischi che stavo correndo. Anzi, gli operatori della banca mi parlavano di un rischio medio-basso». Il suo pacchetto d’investimenti nell’istituto di credito ammontava a 70.000 euro, suddivisi tra due fondi (uno di 55.000 euro e un altro di 15.000) più 6.000 euro di azioni, a cui si aggiungono quelle dei figli. Oggi non valgono più nulla. «Erano tutti i miei risparmi – dice il pensionato – Ora devo mandare avanti la famiglia solo con la pensione». 

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